venerdì 14 aprile 2023

Cov-2 e JJ4 siamo noi.

 14 aprile 2023


Ambiente, ospiti, evoluzione. Che sia un orso o un virus, cambiano solo le dimensioni ma i ragionamenti sono gli stessi. Animali selvatici, domestici, esotici... Per alcuni ci definiamo proprietari facendo finta di fare i custodi, per altri ci pensiamo custodi ma li trattiamo come proprietà. Di altri ancora siamo solo curiosi e ci interessiamo ma solo per sentirci amanti della natura alla moda.

E i microbi (virus, batteri, protozoi, lieviti-muffe...)? Per chi ne brevetta problemi e soluzioni sono una proprietà pure loro. Per gli altri si riducono ad amici o nemici, ma sempre in base a qualche problema o convenienza (che sia yogurt, vino, un antibiotico o un vaccino).


Ambiente, ospiti, evoluzione. La vita è una. La morte è una. Stessa aria, stessa terra, stessa acqua. Cov-2 e JJ4 (nomi stupendi rispetto al nostro codice fiscale) siamo noi. Siamo la stessa cosa. Vogliamo risolvere problemi di convivenza con cov-2 e jj4? Basterà risolvere quella che abbiamo con noi.


PS. Ultimamente c'è sempre uno che corre e finisce male a svegliarci fuori. Quest'epoca passerà alla storia come "la rivoluzione del runner"?

giovedì 22 settembre 2022

Inverno 2022. Avrò freddo come da studente nel 2002?

 13 09 2022

Allora facciamo un po' di outing sul tema riscaldamento e bollette. 19°C per le mie abitudini son sempre stati un lusso riservato a neonati. O ai nonni infermi a letto. Se sono solo invece, da sempre, imposto il termostato sui 17-18°C, a seconda dell'umidità. Per il resto di notte il piumone e indumenti aderenti mi fan risvegliare perfino scoperto a volte. Ricordo all'università per due o tre inverni le infiltrazioni sopra la testa in camera da letto, situata sotto la terrazza di altri condomini. Respiravo e si vedeva la condensa di vapore a volte, e dormivo volentieri con la giacca a vento. Ricordo, che mi tornavano in mente i racconti di mio nonno, classe 1916, sul fronte nei Balcani per anni. Magari avesse potuto patire quel mio freddo, lui. Oggi penso a mia figlia. Classe 2016. E di nuovo metterei la firma che a vent'anni possa patire il mio di freddo, e non quello di suo bisnonno.

Le urla e l'educazione parentale. Cosa mi ha insegnato il comportamento animale

09 settembre 2022

Questo è un articolo del 2017 ancora in voga sui social. Il contesto sono le urla a scopo educativo, ma io ne approfitto per allargarlo sull'orizzonte della multimedialità nella quotidianità di tutti, grandi e piccini.

Innanzitutto un appunto. Urlare a scopo educativo è senza ombra di dubbio una aberrazione se se ne fa una questione di stile, ma non nascondo che personalmente nell'educare mia figlia a prendere consapevolezza di certi pericoli tra i 6-24 mesi, mi sia tornato utile l'esempio di certi istinti animali che ho valorizzato da veterinario e poi apprezzato da genitore.
Davanti al vetro incandescente di un camino acceso giorno e notte sei mesi l'anno mi son ritrovato a ringhiare per far capire che lì non ci si doveva neppure immaginare di avvicinarsi. Ed ha funzionato. Oppure davanti a un gatto tormentato usato alla stregua di un giocattolo mi son ritrovato ad abbaiare, ottenendo la fine della cattiva condotta nonostante qualche istantanea perplessità del malcapitato felino.
Problemi archiviati con azioni compiute in tutto una o due volte, per la durata di frazioni di secondo. Questa la mia esperienza. Che non è certo garanzia per altre esperienze perché ognuno ha il suo grado di intelligenza emotiva per capire se, come, quando, e quanto.
Un secondo appunto è che purtroppo, tornando allo stile, il fatto di urlare talvolta non è tanto un proposito educativo quanto un modo di essere intrinseco alla persona. E a questo non c'è rimedio veterinario che regga, dal momento che i sedativi possono essere usati in deroga dall'uomo agli animali ma non il contrario per questioni di dosaggio, e pungere un bipede cacofonico risulterebbe comunque abuso di professione (purtroppo).
L'osservazione invece che mi sta a cuore far emergere è che al di là di psicopatiche strategie educative a base di urla o tare genetiche e comportamentali nell'uso delle corde vocali, è la società umana intera da qualche secolo fondata sull'urlo, e come se non bastasse su velocità esasperanti.
Si sa, e lo hanno rappresentato bene i pittori espressionisti ai primi del novecento: urla la macchina, urla l'industria, urla il motore, urla la polvere da sparo, urla la piazza affari, urla il business.
Ma in qualche secolo il fenomeno da vasta scala si è infiltrato su piccola scala. Per cui si sa anche che urla chi vuole dimostrare forza e potere. Urla chi vuole imporre una ragione quando quella ragione non ha basi logiche e non gli resta che il rumore per stordire e far arrendere l'interlocutore all'insensato. Urlano i personaggi di film, di talk-show, di cartoni animati. Urlano le radio, urlano i cantanti. Urlano perfino i rotocalchi e i giornali con le loro grafiche e pubblicità.
Mi soffermo però proprio sui cartoni animati e la musica.
Per scelta non consumo più la televisione fin dal 2002 (e son vent'anni) da quando cioè all'università internet in un telefono (GPRS a 50 kb, a quel tempo) mi ha permesso di navigare in internet con un pc (via porta infrarossi, a quel tempo).
A un certo punto da padre ho avuto anche io però l'esigenza di tenere occupata quei 20 min con cartoni animati mia figlia infante (poi crescendo diventati 40 ma mai più di 60, sporadicamente).
La cosa inquietante che ho rinvenuto è che la velocità di esecuzione dei cartoni animati ha, secondo me, ritmi folli per un cervello in crescita esponenziale come quello di un bambino.
Questo mi è parso confrontando in internet i primi cartoni di qualche decennio fa rispetto a quelli contemporanei. Altre tecnologie senza dubbio, ma probabilmente anche altri scopi "formativi".
Ora rallentare di un 25% la velocità di un cartone nelle piattaforme è cosa risolvibile nell'immediato. Ma nella tv dei nonni? O al cinema? In scienza e coscienza so di portare in quelle occasioni il cervello di mia figlia in trincea. E non mi resta che pregare ad ogni occasione che torni col danno meno peggio. Poi i riscontri si vedono tutti a ridosso della "battaglia" in più o meno transitori stati di agitazione, confusionali, disturbi del sonno... Ma questo è il prezzo da pagare perché "siano al passo coi tempi e ben inseriti nella società", giusto?
Infine, da appassionato di musica, un'ultima considerazione. E invito a verificare con le proprie orecchie. Provate ad ascoltare a velocità rallentata di un 25% (indicato velocità x0,75 nei player musicali) le canzoni di successo del momento, i tormentoni, ma anche qualsiasi altra canzone prodotta in questi ultimi decenni.
Provate dapprima a velocità rallentata, e riprovate a tempo debito la velocità normale. Quale versione vi risulta più piacevole? orecchiabile? comprensibile? apprendibile?
Ecco la mia convinzione è che, come ogni bene culturale di fruizione globale (dal film al libro di testo scolastico) anche la musica sia ormai prodotta per una globale dissonanza cognitiva di massa, sia nei contenuti e che nella forma in cui sono somministrati.
Talvolta ho notato anzi che più un contenuto è demenziale e distruttivo più è imposto e proposto a ripetizione continua a velocità più o meno comprensibili, mentre più un contenuto è critico, profondo e costruttivo più risulta proposto a velocità incomprensibili e irritanti.
Fateci caso. E ognuno faccia le proprie considerazioni, se mai ha la fortuna di poterle ancora fare senza condizionamenti. Cosa non scontata mettendo in discussione idoli e totem.

sabato 30 aprile 2022

Buon decimo anniversario #Rivoluzione (Concorso di Idee FNOVI 2012)

 30 aprile 2022

Oggi è il decimo anniversario di questo saggio:
https://ma-guarda-e-passa.blogspot.com/2014/02/contro-la-crisi-la-rivoluzione-degli.html 

Il 30 aprile del 2012 mi ritrovai ad ultimare una bozza scritta di getto in una decina di giorni appena. 

Esitavo non a ideare e scrivere, ma a pensare se ne valeva la pena lanciare un messaggio provocatorio tanto forte a una professione sanitaria, e alle professioni intellettuali in genere, che già dieci anni fa per me erano ancorate a un modello culturale fatiscente. 

Accennavo già in abstract a una rivoluzione culturale da attuare prima che si innescasse una rivoluzione "sanguinaria", allora. 

Mai avrei ipotizzato che dieci anni dopo si arrivasse a pandemie fantascientifiche e a preamboli di terze guerre mondiali per attuare "great reset" di "nuovi ordini mondiali".

E se a quei tempi, dieci anni fa, la realtà che toccavo era di ordini professionali con presidenti rieletti per 20 anni senza alcuna alternativa in una pietosa affluenza al voto, oggi addirittura c'è notizia di ordini professionali blindati ai seggi elettorali da forze dell'ordine private per non far votare gli iscritti...evidentemente per veder rieletti i soliti dalla solita cerchia.   

Poi via, una disamina sintetica di ciò che è stato il percorso del progresso dell'umanità, da angolature antropologica ed epistemologica. Toccando perfino il tasto dell'inquinamento oggi romanzato nel cambiamento climatico, nel mentre non si sente ancora dopo dieci anni discutere sulla differenza tra lo "sprecare" l'acqua (azione impossibile) e lo "sporcare" l'acqua (azione scontata ormai globalizzata).

 Non a caso quest'opera quindi è il ponte tra il mio "studio interdisciplinare" sulla medicina olistica (2008) e la successiva teorizzazione della "pervertitocrazia" (2014). 

Ma sono davvero grato alla vita per questa sintesi non solo perché mi ha dato la soddisfazione di osare una visione del futuro che rende coerente il presente legalmente criminogeno di oggi con il presente culturalmente criminogeno di allora. 

Grato lo sono anche per aver avuto il lusso spirituale di vivere quell'esperienza mistica creatrice che ha portato Dante a comporre il suo Vita Nova, o Nietzsche il suo Così parlò Zarathustra, o Leopardi il suo A Silvia: l'ispirazione di una donna, ovviamente mai frequentata, capace di farmi immergere negli abissi dei problemi culturali del nostro tempo traendone un sunto in appena dieci giorni. 

Dante, Nietzsche e Leopardi però non scelsero di non frequentare le loro muse. Furono costretti a non frequentarle. Io lo scelsi. Perché consapevole che non avrei potuto offrire, anche se fossi stato corrisposto, quella vita che avrei sognato di vivere insieme a una potenziale Lou, Silvia, Beatrice.  

E l'intero saggio è la dimostrazione analitica del perché non avrei potuto viverla: eravamo e siamo in una società demenziale, perversa, insulsa, dove si afferma chi più è eticamente fallito, e  chi più tenta di capire per cambiare quel fallimento, viene emarginato ed eliminato.  

Non vale la pena investire un sentimento d'amore glorioso in una fogna di valori nauseabondi, ma vale senza dubbio la pena prendere consapevolezza del problema e cercarne soluzione: se il problema è culturale, la soluzione allora può realizzarsi solo in un saggio, o una tesi, o un libro. Una poesia. E arrivederci ad altre vite se mai. Dove non conta più cosa si può o non si può offrire a qualcuno per la felicità, ma conta solo condividere un paradiso che già c'è.  

Infine questo saggio mi ricorda di essere fieramente un medico veterinario. Quel professionista che studia per diventare esperto di salute, malattia, ambiente, alimentazione, sanità pubblica. 

Ed è anche grazie a questo saggio che oggi sono fiero di essere medico veterinario anche senza esercitare la professione. Anzi.

Proprio quello che ho studiato mi impone di non fare la mia professione in modo alternativo a ciò che è. 

Io una medicina succube di logiche speculative sulla malattia e la mistificazione del rapporto uomo-animale-ambiente, la aborro e la lotto. Da sempre. E sempre lo farò. 

Ecco ciò che ho fatto dieci anni fa e faccio oggi. Coerentemente a ciò che sono.



giovedì 31 marzo 2022

Etica e civiltà davanti a un animale smarrito

 29 marzo 2022

Quando trovate animali domestici in giro, prima di portarveli a casa portateli al primo ambulatorio veterinario vicino perché potrebbe esserci il loro proprietario che li cerca e di solito lo comunica, se non li trova, agli ambulatori della zona.

Sarebbe un elevato atteggiamento etico anche considerarsi invece che "proprietari" degli animali, loro custodi. Ma forse questo ora come ora è utopico.

Se non è sufficiente pensare ad "altro proprietario" per un gesto di civiltà, figurarsi pensare ad "altro custode" per sottostare a un principio etico.



lunedì 5 aprile 2021

Infermieri medici e OSSS infermieri. Frontiere mediche del XXI sec

05 aprile 2021

Per prescrivere un medicinale a qualcuno fino a ieri serviva un corso di laurea di 360 CFU (10.800 ORE DI TEORIA E PRATICA MEDICA).

Da domani basterà un corso di 180 CFU (5.400 ORE) in scienze infermieristiche.

Per iniettare un medicinale a qualcuno fino a ieri servivano le 5.400 ore sopra.

Da domani basta essere OSSS (3S) con 56 CFU (1680 ore)

Praticamente gli operatori socio-sanitari avranno competenze infermieristiche, e gli infermieri accetteranno di buon grado assai perché in cambio avranno competenze mediche. Ma accetteranno di buon grado soprattutto i medici, perché molta responsabilità di una "licenza di uccidere", tra consensi informati e scudi penali, viene scaricata ulteriormente così a un tenente e a un sottotenente.

Perché questi cambiamenti in vent'anni dal XXI secolo?

Tanto semplice quanto drammatico: un tempo serviva formare personale sanitario che in scienza e coscienza doveva decidere ed applicare una terapia, oggi la terapia la decide una multinazionale del farmaco ("protocollo") e il personale sanitario la esegue.

Sinceramente allora son fin troppe ore. Ne bastano un paio di migliaia di ore per diventare medico, qualche centinaio per diventare infermiere e qualche decina per diventare operatore socio-sanitario.

È possibile che per convertire liberi professionisti dell'arte medica a professionisti carpentieri del farmaco occorra così tanto impegno di ore e denari?

Un po' non vi sentite scandalizzati voi aspiranti professionisti del farmaco?

E voi pazienti? Come vi sentite voi? Poco tutelati? Pazienza. Tanto firmate il consenso informato che sono cavoli vostri. Pazienza pazienti. Anche chiedervi come vi sentite è una formalità e non farà alcuna differenza se non l'illusione di sentirvi considerati. La "medicina personalizzata". Vi piace vero? Fa parte del protocollo illudersi. Anzi, ne è l'essenza. 

Ps. In regione veneto l'assessorato alla sanità è capitanato da un traduttore interprete (o traduttrice o traduttora o traduttore femmina che dir si voglia). Mica facile in effetti interpretare le leggi sanitarie in Italia, nel XXI secolo.

Pps. Il governo della regione invece è capitanato da uno scienziato delle produzioni animali che ritiene che per iniettare in muscolo ovvero nel sangue un vaccino non serva una laurea. 

Ai medici veterinari insegnano a visitare un animale prima di un iniezione. "Ragionateci sopra".

Ppps. I 300 CFU (9.000 ore) per conseguire una laurea in medicina veterinaria, in controtendenza alla moda sanitaria del XXI secolo, cominciano forse ad essere scarsi per comprendere e salvaguardare la salute delle scimmie vestite da festa. 

#Sapevatelo

#OneHealthOneMedicine #illusioni 

#OneProtocol




lunedì 22 marzo 2021

Dallo Xanax al Tanax il passo è breve: cambia una lettera

 22 marzo 2021

Per curare l'ansia, dallo Xanax al Tanax cambia una lettera ma il passo è breve. Ed è facile dedurlo avendo visto per decenni negli occhi degli animali i problemi dei proprietari.

Se i professionisti della salute non sanno recuperarvi con la dieta, lo sport e la meditazione, significa che siete vittime a monte di una politica che vi vuole depressi, apatici, schizofrenici, facendovi fare lavori che rendono tali, o rendendovi disoccupati o sottopagati, e darvi il colpo di grazia con professionisti esperti di chimiche estreme unzioni. Voi, come i vostri animali. Tanto ormai non si tende più a fare alcuna distinzione.

#SindromeDAS #PERVERTITOCRAZIA